Ricerca sull’Alternanza scuola-lavoro e l’inclusione sociale

OGG.: RICERCA SULL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO E L’INCLUSIONE SOCIALE

DELLA FONDAZIONE BRUNO VISENTINI  

La Fondazione Bruno Visentini ha presentato oggi in LUISS, nell’ambito di una Tavola rotonda cui hanno partecipato il Direttore Generale dell’Ateneo Giovanni Lo Storto, il Vice Presidente dei Giovani Imprenditori Confindustria Vincenzo Caputo, il Vicepresidente di ASSOLOMBARDA Massimo Giovanardi e per la Direzione Generale del MIUR Paolo Corbucci, i risultati della ricerca “Alternanza scuola-lavoro e inclusione sociale: un’ipotesi di modellizzazione”, coordinata dal prof Luciano Monti, responsabile dell’Osservatorio Economico, e realizzata col contributo di AV&Co di Antonella Vitale.

La ricerca, alla luce delle novità della legge 107/2015 sulla “Buona Scuola”, nonché delle risorse previste dal PON Scuola 2014/2020, mette a fuoco i modelli di intervento “a rete”, che coinvolgono cioè tutti gli attori in gioco: istituti scolastici, società e associazioni specializzate nella formazione e nell’orientamento dei giovani, università e imprese.

L’introduzione di metodologie e strumenti innovativi di istruzione, capaci di coniugare l’apprendimento in aula con il mercato del lavoro, può generare, infatti, un impatto trainante in termini occupazionali e di valorizzazione del capitale umano, laddove il sistema scuola italiano non si è ancora dimostrato capace di fornire agli studenti e alle giovani generazioni quelle competenze professionali e trasversali (soft skills) necessarie per garantire loro un rapido accesso nel mercato del lavoro. In particolare i nostri istituti scolastici secondari di II grado non collaborano adeguatamente con il mondo delle imprese, al fine di avvicinare i loro piani di offerta formativa alla complessa realtà del tessuto produttivo nazionale, lasciando questo compito agli istituti di formazione professionale.

I risultati dello studio evidenziano due aspetti: che l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro si pone in linea di continuità con gli orientamenti europei del work-based learning promuovendo l’acquisizione di competenze tecniche e trasversali richieste dal mercato del lavoro, la cittadinanza attiva, la cultura d’impresa, e favorendo forme di partenariato pubblico (scuola) – privato (imprese); e che vi sono due snodi cruciali del raccordo tra scuola e mondo del lavoro, intervenendo sui quali sarà possibile assicurare una maggiore efficacia delle azioni messe in campo. Essi sono:

-          il numero e la tipologia delle imprese coinvolte nel percorso di alternanza che, pur registrando una significativa crescita tra il 2012 e il 2014, evidenziano un tessuto a “geometria variabile”, con le aziende del Nord più attive di quelle del Centro;

-          il numero di istituti scolastici aderenti che, nell’ultimo triennio disponibile (2012-2014), sono andati sempre calando, a causa di esperienze di alternanza raramente attestate sul monte ore stabilito dalla nuova normativa e, soprattutto, dall’assenza di effettivi sforzi sulla capacità di accoglienza delle strutture ospitanti. Dall’esame, infatti, delle singole realtà territoriali, sono emersi diversi gradi di elasticità di tale variabile (molto elevata, ad es., in Veneto), ciò può significare una maggiore reattività della piattaforma degli istituti scolastici del territorio ai nuovi impulsi della riforma, nonché il segnale di allarme di un’offerta troppo fragile e occasionale.

L’analisi degli snodi cruciali della domanda (istituti scolastici) e dell’offerta (imprese) ha consentito in particolare di verificare l’effettivo grado di efficacia dei percorsi di alternanza scuola-lavoro a livello quantitativo, attraverso due indicatori:

-          il numero di studenti, che ha messo in luce come sia ambizioso il traguardo fissato per l’a.s. 2016-2017, soprattutto se visto a livello regionale, considerando il calo degli istituti scolastici coinvolti nel 2012-2014 nel Centro-Nord);

-          la relazione tra la partecipazione aziendale e la partecipazione degli studenti, che appare più evidente nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Centro, dove le imprese giocano un ruolo meno centrale nell’economia dell’alternanza.

Per quanto riguarda i possibili modelli di intervento “a rete” da calare nelle singole realtà territoriali, particolarmente significativo è il caso di Common Goods, iniziativa finalizzata a sviluppare valori civici e competenze d’impresa, con un metodo innovativo e di raccordo con il mondo del lavoro. La sua modellizzazione indica come sia possibile strutturare un percorso di alternanza scuola-lavoro sotto forma di rete, capace di attrarre notevole interesse tra gli attori istituzionali e gli esperti di work-based learning, nonché di essere facilmente replicabile a livello nazionale.

***

In allegato la prefazione al volume della ricerca del Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Gabriele Toccafondi, e l’introduzione del Vicepresidente dei Giovani Imprenditori Confindustria – Education e Capitale Umano, Vincenzo Caputo.

Prefazione di Gabriele Toccafondi

Introduzione di Vincenzo Caputo 

 

Per il comunicato in pdf: Comunicato stampa convegno alternanza scuola-lavoro 26.09.16